jeudi 17 mars 2011

La première phase du chantier de construction de la Grande Pyramide (le “tracé”), selon l’architecte italien Marco Virginio Fiorini

 
Marco Virginio Fiorini est un architecte italien, de la région de Turin.
Ce passionné d’Égypte ancienne affirme avoir lu tout ce qu’il pouvait dénicher comme ouvrages sur la construction des pyramides. Et pourtant...
M.V. Fiorini
Et pourtant, en effet, la mise bout à bout de très nombreux systèmes constructifs tels qu’élaborés par des théories anciennes, modernes ou contemporaines ne lui a pas apporté la réponse souhaitée à ses légitimes interrogations. Il a donc entrepris de rassembler et analyser les éléments de son enquête, pour tenter de reconstituer le chantier de construction du plateau de Guizeh. Tout logiquement, il a ensuite projeté la publication d’un livre, encore en cours de réalisation.
Ayant aujourd’hui terminé la rédaction des premières pages de son ouvrage, traitant de la phase initiale du chantier, à savoir la configuration de l'implantation de la future Grande Pyramide, Marco souhaite sans plus attendre les rendre publiques. Pour ce faire, il a choisi Pyramidales. Qu’il en soit cordialement remercié.
Le texte de l’architecte sera présenté ici en trois parties successives. Il sera respecté tel qu’il m’a été transmis, dans sa forme (l’italien n’est pas une langue totalement “étrangère” pour un lecteur francophone ; de surcroît, le traducteur intégré à ce blog peut “dégrossir le terrain” de manière convenable), et dans sa présentation, toutes les illustrations étant de l’auteur.
Marco Virginio Fiorini intitule son chapitre “Tracciamento”. Il s’agit bien évidemment de la phase préliminaire du chantier, du “tracé”, défini par le Petit Robert comme “l’ensemble des lignes constituant le plan d’un ouvrage à exécuter et art de reporter ces lignes sur le terrain”.
Dans cette première partie, après quelques rapides considérations générales (le pourquoi d’un tracé, le rituel de fondation), l’architecte, d'un point de vue non pas "littéraire", mais lié aux réalités concrètes d'un chantier, écarte un quelconque recours par les bâtisseurs égyptiens au merkhet, instrument d'utilisation nocturne, aux résultats trop approximatifs pour déterminer l’orientation globale du chantier (les faces N/S/E/O de la Grande Pyramide par exemple). Il privilégie plutôt des observations en plein jour, reflétant déjà une relation entre Soleil et pyramide.



1.1 Che cos’è un tracciamento
Consiste nell’individuare sull’area scelta per la costruzione, i confini dell’edificio che si intende
edificare, operando delle misurazioni ed evidenziando gli spigoli con picchetti infissi nel terreno.


1.2 Obiettivi
Nel caso della Grande Piramide (GP), gli obiettivi del tracciamento erano tre :
1. Ottenere un quadrato i cui lati siano perfettamente orientati verso i 4 punti cardinali.
2. Ottenere un quadrato perfetto: 4 angoli retti e 4 lati uguali.
3. Ottenere un quadrato che abbia i 4 angoli perfettamente complanari.
Un compitino mica male per un popolo che non dispone di alcuno strumento di misurazione
topografica, anche grossolano (goniometro, teodolite, bussola…).


1.3 A cosa serve
Il tracciamento è fondamentale in quanto esso ha un’influenza diretta sul corretto progredire della
costruzione.
Pensate infatti cosa succederebbe se il quadrato non fosse tale, cioè non avesse 4 angoli retti o
4 lati uguali, ma fosse un poligono generico, un rombo, un trapezio. (Fig. 50).


Oppure se il piano d’appoggio non fosse in piano o se gli angoli (da cui partiranno gli spigoli della
piramide) non fossero tutti allo stesso livello (complanari). (Fig. 51).


La piramide crescerebbe in maniera “deforme” e non sarebbe possibile correggerla in corso
d’opera. Bisognerebbe rismontarla.
Per contro, orientare i lati della GP secondo i 4 punti cardinali, di per sé non influisce sulla riuscita
dell’edificazione, ma serve solo a conformarsi ad un tipo di configurazione geometrica di tipo
“sacro” o votivo che comunque era certamente molto importante per gli Egizi.
Ciò è confermato dal fatto che tutte le tre piramidi dell’altopiano di Giza (e non solo) sono orientate in questo modo e che la GP, lo è in modo particolarmente preciso (§ 2.6 – 2.7).


1.4 Rito di fondazione


Per motivi religioso-procedurali questo tracciamento lo faceva personalmente il faraone con una cerimonia chiamata “rito di fondazione” che consisteva nel piantare un picchetto nel terreno nel punto che sarebbe stato preso come origine di tutte le misure successive.
Ovviamente si trattava di una cerimonia formale, così come avviene ancora oggi per la posa della prima pietra di un’opera pubblica da parte di un politico. Si pensa che questo paletto, poichè investito di grande importanza religiosa, fosse piantonato da guardie fino al suo utilizzo finale.

In realtà le misurazioni e quindi i tracciamenti veri, venivano fatti, prima e dopo la cerimonia, con
estrema cura, da chi era in grado di farli: i sacerdoti e i tenditori di corde.



1.5 Tracciamento secondo gli egittologi

 
Gli egittologi che sono, diciamolo una volta per tutte, più dei letterati che degli ingegneri e quindi
meno inclini ad affrontare gli aspetti tecnico-cantieristici, sostengono che gli Egizi avrebbero usato la Merkhet.
Si tratta di una sorta di strumento piuttosto rudimentale (1) ideato per trovare il Nord con le stelle, le cui indicazioni sono decisamente approssimative e quindi incompatibili con la grande precisione ottenuta dagli Egizi.
Malgrado ciò, G. Goyon riferisce che sia stato lo stesso faraone, usando questo strumento di notte, a picchettare i quattro angoli del quadrato di base, servendosi di una mazzetta d’oro.
Questo racconto, più mitologico che tecnico, mi vede in totale disaccordo.
Infatti, come vedremo qui di seguito, la determinazione degli angoli di base, è un’ operazione
molto più complessa di ciò che un non addetto ai lavori potrebbe credere di primo acchito.
Mi interesserebbe veramente molto, che gli stessi che affermano che i sacerdoti egizi sarebbero
riusciti ad individuare con esattezza il Nord con la merkhet, mi spiegassero, gesto per gesto con
una dimostrazione pratica in cantiere, come si fa a trasferire questo dato sul terreno senza
falsarlo perdipiù operando di notte quindi nel buio più totale… Credo che mi divertirei tanto…
Un conto è indicare genericamente una direzione con il dito, altra cosa è tracciare a terra una
linea che sia perfettamente orientata secondo un asse Nord-Sud con la stabiliante precisione che Maragioglio - Rinaldi hanno potuto verificare, pari ad un scarto di soli 2 primi di grado !
Per queste ed altre ragioni meramente tecniche, che non affronto in questa sede, escludo che gli Egizi abbiano usato la Merkhet per il tracciamento. Ma allora come hanno fatto ?
Confesso che questo problema mi ha assillato molto tempo, turbando anche i miei sonni. Non
riuscivo infatti ad immaginare come si potesse trovare il Nord in maniera così precisa senza
disporre di strumenti adeguati.
Contemporaneamente continuavo a ripetermi che la GP, essendo lì davanti a noi, era la prova
“vivente” che ci doveva essere stato un sistema che offriva ottimi risultati.
Di una cosa sono convinto, a quei tempi, per trovare il Nord con certezza, ci si poteva arrivare
solo con gli astri. Però c’era un problema pratico che mi bloccava.
Di notte si vedono tanti di astri, quindi individuare quello giusto, seguirne l’orbita senza
incertezze, trasferirla prima sul muretto per mezzo di un filo piombo tenuto in mano da un
operatore (alla faccia della precisione) e da qui a terra (non si sa con quale mezzo) senza
dimenticare il paletto piantato dal faraone, è un’operazione molto complicata e per nulla
convincente nei risultati.
Se poi, sulla base di un dato raccolto con una tecnica, certo poetica e romantica, ma
completamente inaffidabile, dovessi anche tracciare a terra la linea di riferimento di tutta la
costruzione e perdipiù al buio, avrei la netta sensazione di perdere il mio tempo con rituali che nulla hanno a che fare con una seria misurazione di cantiere.
Ricordiamoci un saggio principio : ogni teoria è tanto più probabilmente valida, quanto più essa è
semplice. (2)
E se operassimo di giorno ? Beh, tutto diventerebbe molto più semplice. Di astro ne vediamo uno solo e per tracciare a terra, nessun problema di visibilità. Inoltre, dal punto di vista religioso, usare il sole per trovare la giusta direzione, significa stabilire un collegamento diretto, tra Sole (quindi Aton) e Piramide… Meglio di così !
Ma in questo caso come potremmo procedere ? Vediamo…


(1) Come ammette anche lo stesso Geoges Goyon nel libro “Il segreto delle grandi piramidi”.
(2) Molti chiamano questa affermazione “principio del Rasoio di Occam”.

A suivre : deuxième partie