samedi 10 septembre 2011

“Il n’est pas étonnant que les Égyptiens aient choisi le désert, image de la mort, pour y construire leurs tombes et leurs sépulcres” (Giuseppe de Nizzoli - XIXe s.)

Le diplomate Giuseppe de Nizzoli fut, de 1818 à 1828, chancelier du consulat autrichien à Alexandrie. Spécialisé dans la collecte et le commerce d’objets archéologiques, il fut à l’origine de grandes collections qui furent accueillies par les musées de Vienne, Florence et Bologne.
Ayant pris connaissance, en 1845, de la théorie de Fialin de Persigny sur “la destination et de l'utilité permanente des Pyramides d'Égypte et de Nubie”, il écrivit Le Piramidi d’Egitto, une longue note dans laquelle il prit le contre-pied de cette hypothèse selon laquelle les pyramides auraient été construites pour servir d’abord de barrière contre l’ensablement du Nil.
En préambule, il justifia la légitimité de son initiative en ces termes : ”Je n’ai pas lu l’ouvrage de Persigny, mais j’ai visité l’Égypte, j’ai vu les pyramides, j’ai examiné ces lieux, où j’ai fait exécuter des fouilles pour mon propre compte et comme membre de la Société antiquaire d’Égypte, créée au Caire en 1821.”
La conclusion de sa démonstration est sans équivoque :”Les pyramides ont été érigées pour servir de tombes royales et de sépulcres : telle fut leur destination absolue, qui ne peut nullement être mise en doute.”

Cliché de David Gardiner (1906)
“Che le Piramidi fossero erette per servire di regie tombe e sepolcri, e che tale fosse la lor destinazione assoluta e la prima idea in chi ne escogitò l'inalzamento, pare che non possa mettersi in dubio alcuno, come pare che non possa altrimenti dubitarsi, quella essere stata l'idea principale, e non accessoria, come pretende il de Persigny, il quale le riguarda inalzate invece allo scopo di garantire la vallata del Nilo dalle invasioni sabbioniccie del deserto, appoggiandosi, come dice l'articolo, a considerazioni storiche ed archeologiche di tanti viaggiatori dell' antichità e moderni, ed a considerazioni geografiche e topografiche intorno a' luoghi su cui posano le Piramidi stesse : in una parola, secondo l’articolo, le Piramidi non sarebbero che paraventi !
Ma le considerazioni su di cui posa l’edifizio del sig. Persigny sono quelle che sembrano riflettere appunto contro il suo argomento medesimo.
Che le Piramidi fossero in origine destinate principalmente a sepolcri sembra evidentemente dimostrato da quanto ci narrano i più celebri scrittori antichi e moderni che sul luogo stesso si recarono, senza che mai la mente suggerisse loro che quei monumenti avessero potuto avere ancora la speciale destinazione che il sig. de Persigny intende di attribuirgli in principalità, considerando come puramente accessoria quella di tombe.
Non v'è credo chi non sappia che fu mai sempre usanza di porre sul luogo ove giace il defunto un mucchio di pietre sia per riconoscere il luogo, sia per vieppiù assicurarlo onde non gli sia recata ingiuria. La sua grandezza era a misura della possibilità del morto. Un principe dovea in conseguenza più che gli altri far risplendere la sua possanza in una maggiore elevazione, che ristretta ad un solo punto nè ristabilì poi la forma di una Piramide. (...)
In ogni modo ciò ch'è evidente e non soggiace a dubì si è che le Piramidi non fossero altro che tombe dei re d'Egitto, desiderosi di lasciare alla posterità opere tali, che indicassero per secoli infiniti la loro possanza e grandezza. Ed infatti esse furono visitate ed ammirate in ogni epoca dalla più gran parte dei filosofi, poeti, e viaggiatori più illustri, ma a nessuno di questi, nè di que'ch'ebbero perfino comunicazione coi sacerdoti Egiziani, non fu dato mai di scoprire o almeno d'intendere che le Piramidi, oltre lo scopo di tombe, riunissero poi una diversa principale destinazione quale vorrebbe il sig. de Persigny attribuirgli.
Infatti se ben si esamina la qualità di qué'monumenti, la loro magnificenza e struttura, a tutt'altro conduce il pensiero, fuorchè a riconoscere in essi un argine contro l'avanzamento delle sabbie del deserto. (...)
Le Piramidi menfìtiche (...) si ergono come giganti isolati, e senza verun circostante oggetto sulle creste di quei colli, piantale senz'ordine nè regola per tutto il tratto della lunghezza disopra enunciala, ed anzichè essere disposte in linea parallela dal nord al sud, come avrebbero dovuto esserlo per poter corrispondere in qualche modo all'idea del sig. de Persigny, le tre più grandi scorrono invece una linea quasi opposta, cioè da Oriente a Occidente, restringendo così la lora forza riparatrice contro la furia di venti trasversali diretti sopra la vallata, mentre le altre Piramidi sì vedono egualmente sparse quà e là senza direzione, né scopo simmetrico, ed elevate come a caso ora in una or in un' altra situazione lungo il tratto di collinette formanti la summentovata catena libica, e questo tratto, che neppure forma grandi ineguaglianze, fa parte del deserto, anzi è lo stesso deserto : e Diodoro ce lo conferma, quando ci narra che la 3.za Piramide di Gezeh, quella cioè di Micerino, fu eretta alquanto dentro del deserto.
Ne risulterebbe dunque che un deserto erano sempre quei luoghi, e che il deserto invece di essere in ogni caso trattenuto dalle Piramidi, si sarebbe avanzato anzi nella vallata verso il Nilo, come pure ne risulterebbe che le Piramidi non fossero state erette avanti a gole di montagne. (...)
Non è quindi maraviglia che siccome il deserto è l’imagine della morte, abbiano gli Egiziani scelti appunto quei luoghi tristi e silenziosi per scavarvi le loro sotterranee catacombe, e per erigervi le loro tombe e sepolcri sulla superficie della terra. (...)
Cosa è mai in sostanza una Piramide per quanto sterminata ne sia la mole in confronto dell'immensità dello spazio che presenta il deserto, per credere che una ventina di tali monumenti, d'altronde irregolarmente disposti in una linea di circa 20 miglia inglesi, potrebbero servire a trattenere l'avanzamento del deserto ? (...)
Per poter ammettere in qualche parte l'argomento portato in campo dal sig. di Persigny avrebbe convenuto, che per tutta la sua lunghezza, la catena libica o memfitica che si estende da Gizeh a Darjour, fosse stata difesa da una linea non interrotta di Piramidi : ma quante centinaia di Piramidi non avrebbe bisognato in tal caso di costruire per porre un argine di qualche utilità contro l'avanzamento materiale delle sabbie ; dico con qualche utilità, giacchè la stessa forma quadrangolare delle Piramidi terminando in punta diminuirebbe d' assai l'effetto che se ne vorrebbe ottenere. (...)
Se veramente si potesse ammettere come principal scopo dell' inalzamento delle Piramidi, quello di difendere la vallata del Nilo dall' avanzamento del deserto, e di trattenere le sabbie che i venti vi trasportano, non sarebbe in tal caso convenuto meglio a quegli antichi di erigere una grande muraglia lungo la linea memfìtica anziché inalzare delle Piramidi qua e là senz' ordine nè regola ?
Perchè infatti,o bisognava a riempire tutti i vacui della linea memfìtica, inalzando una fila di infinite Piramidi, una stretta all' altra (cosa pressoché impossibile a verificarsi), o erigere una muraglia corrispondente, lochè era tanto più facile da concepire, come da eseguirsi. (...)
E dopo di tutto questo chi è che vorrà mettere appena in dubbio che lo scopo principale, il vero e consentaneo propriamente ai principi religiosi professati da quel popolo, nell'inalzare le suddette Piramidi che andavano del pari ai tanti altri maravigliosi colossali monumenti eretti allo stesso fine, non fosse quello di tombe ?
Come sostenere che una tale destinazione funeraria delle Piramidi fosse puramente accessoria e quasi accidentale, dopo che catacombe, statue, labirinti, sfingi, mausolei e tutto finalmente nelle Necropoli, siano tali opere scavate e scolpite sotto le rocce e nel seno dei monti o erette sulla loro superficie, non avevano di mira che le tombe, e che tutto in somma dinota un solo pensiero profondamente religioso quello dei trapassati, il perché a questi pensarono molto e gran parte della vita, e tesori dedicarono al riposo di quelli. (...)
E ritornando all' argomento in questione dirò che il solo ed unico mezzo per cui potevasi dagli Egizi, senza il soccorso d'altronde inutile delle Piramidi, procurare di trattenere l'avanzamento del deserto nella vallata, anziché servirsi di quello ideato dal sig. Persigny, esser dovea quello di una savia amministrazione unita a buone leggi che valessero ad estendere i modi di agricoltura, ad aumentarne le piantagioni di alberi utili, a fertilizzare il paese, con ben regolarne le irrigazioni mediante opportuni canali onde le aque giungere potessero a deporre fino alle più possibili estremità laterali lungo la vallata coltivabile del Nilo, il prezioso e benefico suo limo da cui derivarne dovea tanta ubertosità e ricchezza.”